venerdì 25 gennaio 2008

DUE ANNI DI DOLCE FAR NIENTE....

Eh sì, sono stati proprio due anni di "dolce far niente", con consulenze faraoniche pagate dalla collettività, i due annetti di governo del premier Prodi. Speriamo solo che questo stillicidio non duri altri sei mesi, con un governo tecnico di transizione che non serve a nessuno, se non a dare le ultime consulenze agli amici degli amici in vista delle prossime elezioni.
E così settori come la P.A. si gonfiano a dismisura proprio in prossimità delle elezioni e con personale di solito opposto di colore a quello che poi governerà. Lo ha fatto la Sinistra, ma anche la Destra, per non saper nè leggere, nè scrivere.
Questa è oggi l'Italia, un Paese da Terzo Mondo che crede ancora di far parte "realmente" del "G7".

giovedì 24 gennaio 2008

CHE BELLA NOTIZIA...SIAMO DI NUOVO "LIBERI" DI RESPIRARE

Finalmente una bella notizia con il fresco della sera: Prodi è caduto insieme al suo Governo (in)utile.
Siamo tutti più felici. Adesso però alle elezioni, perchè ci vuole un governo vero che sia vicino ai bisogni della gente e che sappia traghettare il Paese verso nuovi obiettivi, più ambiziosi rispetto alla mera soglia della "povertà".
Speriamo che chi verrà dopo, post nuove elezioni, arrivi un gruppo di persone con idee nuove e progetti concreti.

mercoledì 23 gennaio 2008

CHE BELL'AMBIENTINO LA FINANZA ITALIANA...

Fino a qualche mese fa i principali giornali economici dedicavano agli ex top manager di Banca Italease le copertine dei giornali e c'era la gara a ritrarre l'A.D. con splendide giacche tagliate su misura...Oggi l'infausto annuncio che arriva direttamente da Reuters.
Un'altra pagina di vergogna dei giornali economici italiani sempre pronti a osannare questi top manager, che poi periodicamente si fanno trovare con le mani nella marmellata. Veramente tutti bravi e si fa anche l'esame all'Ordine per leggere queste cose.


dalla REUTERS di oggi pomeriggio
Il Nucleo provinciale di polizia tributaria della GdF di Milano ha arrestato oggi l'ex amministratore delegato di Banca Italease Massimo Faenza, l'ex vicedirettore generale Roberto Fabbri, l'ex AD di Italeasing Massimo Sarandrea, e gli intermediari Claudio Calza e Luca De Filippo nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Milano sull'attività in derivati posta in atto dalla precedente gestione della banca.

Lo hanno riferito fonti giudiziarie, aggiungendo che fra le ipotesi di reato al centro dell'ordinanza d'arresto firmata dal gip Cesare Tacconi su richiesta del pm Roberto Pellicano, ci sono associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e, solo per Faenza, ostacolo all'attività della Consob.

Le fonti hanno aggiunto che dei cinque arresti, uno è stato effettuato a Milano, uno a Ravenna e tre a Roma. Gli uomini della Gdf hanno inoltre eseguito una ventina di perquisizioni e hanno posto in atto in tutta Italia un centinaio di sequestri di conti correnti e dossier titoli.

Non è stato possibile al momento contattare i legali di nessuno degli arrestati.

GIUDICE: "OPERATIVITA' DERIVATI INGIUSTIFICATA PER INTASCARSI UP FRONT"

Nell'ordinanza d'arresto di 48 pagine - letta da Reuters - il giudice scrive che l'associazione a delinquere "operava in modo da incentivare e realizzare una operatività in derivati del tutto ingiustificata in relazione alle necessità della clientela di Italease, al fine di appropriarsi illecitamente di parte degli 'up front' generati in favore di se medesima o dei due mediatori sopraindicati, attraverso pagamenti ingiustificati ai suddetti mediatori relativi ad attività inesistenti o comunque attraverso pagamenti non dovuti perché in violazione agli accordi quadro conclusi con gli stessi mediatori".

Fra i partecipanti alla "associazione a delinquere finalizzata a commettere reati di appropriazione indebita ai danni della stessa banca... verso interessi di arricchimento personale", si legge nell'ordinanza, i magistrati citano, oltre ai cinque arrestati, anche Walter Goldoni, ex responsabile dell'ufficio Financial Banking di Italease.

L'8 gennaio Italease, aveva comunicato di aver presentato in procura a Milano un esposto denuncia-querela nei confronti di ex dipendenti e procacciatori, che non lavorano più per il gruppo, per ipotesi di reato commesse a suo danno.

Da tempo i pm milanesi conducevano un'inchiesta per aggiotaggio informativo, false comunicazioni sociali e ostacolo all'autorità di vigilanza, con agli atti, oltre all'esposto e a documentazione fornita dalle indagini interne della nuova dirigenza, un rapporto Consob e l'esposto del luglio scorso con cui Bankitalia - che stimava perdite da derivati per Italease per 500 milioni di euro - chiese il rinnovo dei vertici della banca.

LE INTERCETTAZIONI: "CI SONO COMMISSIONI PAGATE A FRONTE DI NIENTE"

Fra le fonti di prova da cui vengono desunti i gravi indizi di colpevolezza a carico dei cinque, il giudice Tacconi cita: i cinque esposti presentati Italease a firma del nuovo AD Massimo Mazzega; la relazione di un'economista dell'Università Cattolica di Milano cui Italease aveva conferito l'incarico di un'analisi dell'operatività in materia derivati sotto la gestione Faenza; la consulenza tecnica della procura; le risultanze dell'ispezione di Bankitalia sfociata nella denuncia in procura; le denunce da chi aveva concluso gli Irs (ossia i derivati); testimonianze di dipendenti della banca; le dichiarazioni dell'immobiliarista romano Danilo Coppola arrestato dalla procura di Roma; le intercettazioni del luglio e del novembre 2007; gli atti di indagine degli inquirenti di San Marino.

Fra le intercettazioni telefoniche, nell'ordinanza viene citata quella del giugno 2007 fra Maurizio Gobetti, allora responsabile dei Servizi Affari Generali di Italease, e Maurizio Biliotti, responsabile della Direzione Organizzazione della Banca Popolare di Milano.

I due, si legge, parlano dell'ispezione della Banca d'Italia presso Italease. Gobetti dice: "Qui ci sono degli aspetti... di commissioni pagate a fronte di niente... capisci cosa voglio dire... sconfinano nel lecito e nel non lecito... probabilmente le problematiche più importanti sono su quel lato lì... di liceità delle cose... ".

Il giudice, per giustificare le esigenze cautelari, cita una "concreta ed attuale pericolosità specifica" perché gli indagati continuano "a mantenere contatti e ad operare nello stesso campo in cui sono stati commessi i reati oggetto del presente procedimento...", e "non va posto in secondo piano il pericolo di inquinamento probatorio".

LAVORARE PER VIVERE O PER MORIRE?

Se fossi una persona potente mi piacerebbe fare una sola domanda al premier Romano Prodi.
Oggi, passando per un mercato rionale, ho sentito un'ambulante che parlava con il marito di problemi di vita quotidiana. Tema della discussione le bollette da pagare, la scadenza del mutuo in arrivo, ecc.. Alla fine la signora guarda il marito e gli chiede: "Ma che vita è questa, se dobbiamo lavorare per morire di fame, quando dovremmo lavorare per vivere?"
Mi si è gelato il sangue. Un'ambulante, magari con la scuola elementare come titolo di studio, ha fatto una domanda che non ho sentito fare ai classici saluti di rito sotto Natale a Palazzo Chigi nel tradizionale incontro tra Governo e giornalisti (tutti di testate autorevoli).
Io credo che ci sia uno scollamento non solo tra politica/istituzioni e la gente, ma anche tra la gente e i media (che sono, ormai, a seconda del colore politico, il "megafono" di questo o quel movimento partitico). I giornali, invece, dovrebbero raccontare la realtà dei problemi della gente. Non vedo in questo momento un giornale con queste caratteristiche, forse bisognerebbe farlo trovando un editore con le palle e creando una nuova generazione di giornalisti (cronisti), che attualmente non esiste.
A Prodi un consiglio: che ce la faccia o meno domani in Senato, si faccia ogni tanto un giro al mercato, visto che dice sempre che la politica della sinistra è per la gente. A me non sembra. Ma lo stesso discorso vale per il resto della "casta, senza distinzioni di colore.

martedì 22 gennaio 2008

ERA ORA..MA NON MOLLA...NON MOLLA NO!

Dopo Bertinotti nel primo Governo, adesso arriva lo sfondamento di Clemente Mastella, che apre di fatto la crisi di Governo.
A torto o a ragione in un Paese serio il premier vistosi sfiduciato da un suo importante ministro (ovvero quello alla Giustizia) oltre che alleato politico (come Udeur) avrebbe rimesso il mandato nelle mani del presidente della Repubblica.
In Italia, no. Il fascino della poltrona non ha limiti. Pur di restare ci si venderebbe l'anima al Diavolo.
Ennesima figuraccia (non solo politica) di un Governo da voto pari a "zero".
Hanno dato l'ultima spallata al Paese, che è, ormai, come ha detto giustamente Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI): "destinato a scivolare in un fatale declino".
Ce lo meritiamo come Popolo. Secondo me no, ma così piace a questi personaggi che siedono nei due rami del Parlamento.
Spero che dal Senato, prossimamente, arrivi una bella notizia. Almeno finisce questo schifo.

domenica 20 gennaio 2008

CHIUDE ITALIA.IT, PORTALE DEL CENTRO-SINISTRA DA 45 MLN DI EURO...ALTRI SOLDI DEGLI ITALIANI GETTATI NELLA SPAZZATURA

Nuova sconfitta del Governo e del Centro-Sinistra. Il portale Italia.it, che doveva essere un cavallo di battaglia del nuovo modo di fare comunicazione del Paese ha chiuso venerdì sera, nel silenzio più totale dei media.
Ma come mai Europa, Il Nuovo Riformista, Liberazione, Il Manifesto, l'Unità sempre pronti a scoprire le news che gli altri non vedono non hanno pizzicato questa news "clamorosa". E sì perchè il portalone dell'Italia tanto voluto dal governo Prodi e dal ministro Rutelli è costato 45 milioni di euro. Mica spiccioli.
Ma quanto è brava questa nuova Sinistra italiana che avanza. Sempre pronta a "oscurare" le proprie sconfitte e a esaltare solo quello che ritiene importante per il suo sviluppo.
Bravi, bravi a tutti, inclusi i giornalisti di Italia.it
Oggi chiude il portale, speriamo che, tra qualche mese, non chiuda proprio il Paese.


da VARESENEWS.IT
Ieri sera, venerdì 18, il portale Italia.it ha esalato il suo ultimo “respiro”. Questa esperienza ha avuto vita difficile fin dai suoi primissimi giorni di vita. L’idea di creare un portale in grado di promuovere l’immagine del nostro paese era nata nel 1994, su proposta del ministro Stanca. Per vedere la prima realizzazione, però, si è dovuto attendere fino a febbraio 2007, quando questo sito internet venne presentato in pompa magna alla Bit.

Immediatamente il portale fu bersaglio di critiche agguerrite, in particolare da parte di blog particolarmente influenti. In effetti motivi di sberleffo ne offriva in abbondanza. Per prima cosa il sito disponeva di una struttra tecnologica inadatta ad una pagina istituzionale, difficile da navigare senza banda larga, inaccessibile ai disabili e vulnerabile agli attacchi. Inoltre presentava errori grossolani di grammatica e ortografia.

Ancor più pesanti le critiche al design del logo, con tanto di piena bocciatura di Oliviero Toscani dalle pagine del blog Caymag: “È l’ennesima occasione mancata per il Paese, una operazione mal riuscita e gestita da incompetenti, un piccolo marchietto che rispecchia perfettamente l’Italia di oggi, presuntuosa e poco consistente”.

Una polemica che si sarebbe esaurita in poco tempo, ma un “piccolo” particolare l’ha resa ancor più scottante: questo portale sono stati investiti dallo Stato ben 45 milioni di euro. Alla faccia di tecnologie “leggere” e investimenti oculati.

La fine di questo portale si è rivelata indecorosa, almeno quanto gli inizi. Già ad ottobre Rutelli aveva “minacciato” il progetto, sostenendo che a meno di cambiamenti sostanziali quelle pagine sarebbero state rimosse. In effetti i risultati sono stati deludenti: nel maggio del 2007 Italia.it era ancora al 2.539˚ posto nella classifica dei web nazionali e al 579.039˚ in quelli degli Stati Uniti.

La redazione napoletana del portale, che in questi mesi si è effettivamente impegnata in un recupero dei contenuti, provando a coinvolgere anche le Regioni, ha passato diversi mesi nell’incertezza totale. Il portale sarebbe stato rinnovato o effettivamente chiuso? Per 60 giorni i redattori hanno lavorato gratuitamente, mentre nessuno era in grado di dare risposte precise sul loro futuro.

Verso le 19 di ieri sera il Dipartimentio dell’innovazione tecnologica ha optato per la chiusura, ma al momento non sono state diffuse note ufficiali. Una linea di comportamento che accompagna da tempo le polemiche: già due volte, infatti, il Governo non è stato particolarmente trasparente. La documentazione pubblica sulla genesi del portale non è stata consegnata né ai firmatari del sito “Scandalo Italiano” né all’associazione “Generazione Attiva”. Ora digitando Italia.it non appare nemmeno un sito di “addio”, ma il generico messaggio di “pagina non raggiungibile”. Sperando che, vista l’entità dell’investimento, questa non rimanga l’unica comunicazione in merito all’accaduto.