mercoledì 26 dicembre 2007

E ADESSO SALDATE I DEBITI AI RISPARMIATORI...

Altro caso di articolo giornalistico tutto rivolto a dare importanza solo a un aspetto della faccenda. Il tema in oggetto è la causa vinta da Bondi (commissario governativo post crack Parmalat) nei confronti di Intesa SanPaolo rea come tante altre banche (e non solo) di essere a conoscenza delle obbligazioni immesse sul mercato nella fase finale della vita del gruppo di Collecchio.
Nell'articolo si parla infatti di nuove risposte importanti sempre sul fronte legale, dove la "nuova" Parmalat potrà incassare tanti bei soldini. Tutto molto bello, ma ai risparmiatori allora verranno a loro volta saldati i debiti che hanno nei confronti dell'aziende parmigiana? Non credo, anzi nell'articolo pubblicato su LaRepubblica.it si parla solo di nuovi investimenti che la "nuova Palrmalat vuole fare per riposizionarsi nel modo migliore sul mercato italiano e non solo.
Ancora una volta è il consumatore, risparmiatore (chiamatelo come volete), che rimane fregato per aver dato fiducia a un'azienda che emetteva prestiti obbligazionari, già sapendo che non avrebbe mai rimborsato quei soldi alla clientela.
E' semplicemente vergognoso.
Sarebbe bello se La Repubblica domani facesse un servizio tra la gente per far sapere cosa ne pensano i risparmiatori di questa causa vinta dalla Parmalat sulle banche.

fonte: LAREPUBBLICA.IT

Collecchio incasa 396 milioni,
dal 2005 entrati nelle casse
di Bondi 1,2 miliardi
GIANLUCA PAOLUCCI
La Parmalat di Enrico Bondi trova l’accordo con il gruppo Intesa Sanpaolo e incassa 396 milioni di euro, che salgono a circa 420 considerando anche Parmatour, Parma Calcio e le altre società «minori» del gruppo che fu di Calisto Tanzi. Accordo soddisfacente per entrambe le parti. Bondi perché porta a casa il più ricco accordo transattivo da quando, nel 2005, ha avviato le azioni legali contro gli istituti di credito coinvolti nel crac. Una politica, quella degli accordi transattivi, che con l’accordo di ieri ha portato nelle casse di Collecchio circa 1,2 miliardi di euro di risorse disponibili per nuovi investimenti e avviata nel 2005 con la transazione con Morgan Stanley e Nextra, allora nel gruppo Intesa. Sommando ai 420 di ieri i 160 pagati dalla società di risparmio gestito, il costo totale per il gruppo Intesa sale a circa 580 milioni di euro, ai quali vanno peraltro detratti i realizzi fatti vendendo le azioni della Nuova Parmalat ricevute al momento del ritorno «in bonis» della società e vendute in seguito sul mercato e altri 20 milioni di euro circa in azioni e warrant che andranno a Intesa sulla base dell’accordo di ieri.

L’accordo raggiunto ieri - con l’aSsistenza degli studi legali Benessia e Pedersoli per la banca e dello studio Lombardi per Parmalat - chiude tutte le «partite» aperte nei confronti del gruppo: quelle verso Intesa Sanpaolo (con 310 milioni, che comprendono anche un’azione risarcitoria aperta contro Banca Imi), verso Cariparma (83 milioni) e verso Biverbanca (3 milioni di euro). La richiesta di Parmalat era per 3,2 miliardi di azioni risarcitorie e altri 1,7 miliardi di revocatorie. I saldi saranno materialmente nelle casse di Parmalat entro pochi giorni, già entro la fine dell’anno. Per quanto rigurda Intesa Sanpaolo, 240 milioni sono già coperti dagli accantonamenti effettuati a bilancio, mentre la parte restante, circa 87 milioni di euro, peseranno sul conto economico del quarto trimestre di Ca’ de Sass. Per la ex controllata Cariparma gli accantonamenti 90 milioni effettuati negli esercizi precedenti, ha spiegato il gruppo in una nota, coprono integralmente gli impegni assunti con l’accordo sia per quanto riguarda Parmalat spa che per le amministrazioni straordinarie di Parmatour, Parma calcio e delle società del gruppo in amministrazione controllata.

Dopo l’ultimo accordo, restano ancora aperte una serie di cause risarcitorie importanti. In Usa, innanzitutto, dove oltre alla maxicausa contro Bank of America (10 miliardi di dollari la richiesta dei legali Bondi) ci sono anche, al tribunale di New York e a quello del New Jersey, le cause contro Citigroup e contro i revisori di Grant Thornton. Dagli Stati Uniti qualche indicazione dovrebbe arrivare già nei primi mesi del nuovo anno. Il capo dell’ufficio legale di Collecchio, Nicola Palmieri, aveva dichiarato in settembre di aspettarsi «una decisione sommaria del giudice della Corte di New York entro il primo trimestre 2008». Il contenzioso con Citigroup dovrebbe invece iniziare nel marzo 2008 nello Stato del New Jersey.

In Italia restano ancora da definire una serie di cause legali importanti. In primis, quella con Banca di Roma. Ma anche quella con Unicredit-Ubm, che era parte di una azione risarcitoria da 1,9 miliardi in solido con Caboto e Intesa per alcune emissioni di bond del gruppo.

Nessun commento: