sabato 12 gennaio 2008

PARLANDO DI COSE SERIE - IL TEMA DELL'ABORTO

Ricevo dall'amico Ermanno un report sul tema dell'aborto. Non ho le competenze tecniche (al di là del mio pensiero come uomo e come cattolico) per addentrarmi in un territorio minato, ma ci sono dei dati che sono inconfutabili e meritano una attenta riflessione da parte di tutti.
Buona lettura


Legge 194/78: Politici distanti dalla realtà

Folte schiere di politici emettono quotidianamente giudizi sulla laicità, efficacia e modernità della Legge 194/78. Si ergono a strenui difensori di tale Legge o convinti revisionisti.

Molte delle discussioni in atto in questi giorni mostrano che i piu’ ignorano i termini concreti del problema. Discussioni teoriche che manifestano che, anche su questo aspetto, molti politici “parlano”, spesso, senza cognizioni di causa. Non solo, come miopi dinanzi al problema piu’ generale non colgono gli aspetti fondamentali di una emergenza ben piu’ ampia.

Parto evidenziando alcune peculiarità del problema specifico per poi illustrare quello che per una Classe Politica degna di questo nome dovrebbe rappresentare il problema centrale su cui attivare un serio dibattito, ovvero, l’art. 1 della medesima legge “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”.

La Situazione

Sarebbe sufficiente analizzare la natura del campione di pazienti che si rivolgono alle Aziende Ospedaliere per ricorrere all’aborto, per osservare che il fenomeno del nostro tempo assume connotazioni molto specifiche; nelle province italiane medio-grandi si osserverebbe che:

- una quota significativa di coloro che abortiscono ricorrono a tale pratica piu’ volte nel corso della loro vita. Per tale Gruppo di persone l’aborto costituisce (per cultura) una alternativa alla contraccezione;
- una quota significativa di donne che ricorrono all’aborto sono straniere (in alcune realtà rappresentano oltre il 50% del totale degli aborti effettuati)
- le donne italiane che ricorrono all’aborto sono in prevalenza molto giovani (sotto i 25 anni) e spesso impreparate ed inconsapevoli sul significato dell’aborto e sulle sue implicazioni
- una quota minoritaria, minorenni principalmente italiane, ricevono forti pressioni da parte dei rispettivi genitori affinché abortiscano

Per tutte le categorie in questione risulta evidente il ruolo cruciale che riveste una completa informativa in merito all’aborto, nonché, alle eventuali alternative possibili.
Per ciascun Gruppo, dovrebbero essere messe a punto misure peculiari affinché l’aborto diventi una scelta consapevole, una via di uscita emergenziale (non certo una prassi).
Si potrebbe a tal fine istituire la propedeuticità di un“percorso informativo”, da dovere seguire prima di potere richiedere l’effettuazione dell’aborto stesso.
Tra le alternative presentate in tale“percorso informativo” dovrebbero essere concesse alcune opzioni, tra le quali:
- la possibilità di portare a termine la gravidanza, attraverso un supporto di tipo economico (quando necessario) e di tipo psicologico;
- la possibilità per la neo-mamma di scegliere all’atto della nascita se mantenere la maternità del figlio o concederne l’adozione;
- la possibilità per la neo-mamma di ricevere assistenza anche dopo la nascita del bambino, con misure di natura economica (quando necessario), assistenziale (e.g. personale part-time che aiuti in casa la neo-mamma), nonché, di carattere psicologico

Per scoraggiare il ricorso alla pratica degli aborti ripetuti come prassi dell’interruzione di gravidanza alternativa alla contraccezione, si dovrebbero immaginare, oltre al “percorso informativo” propedeutico, altre forme di comunicazione e supporto mirati.
Un ulteriore intervento dovrebbe essere messo in atto a livello scolastico. Gli interventi formativi di “Educazione Sanitaria”, dovrebbero illustrare oltre agli aspetti relativi ai metodi di contraccezione, anche l’anatomia del feto, la tecnica chirurgica dell’aborto, nonché, enunciare le garanzie e gli strumenti previsti dalla Legge a supporto della maternità.

Per misurare l’entità del fenomeno “aborti”, inoltre, non è sufficiente misurare il numero di aborti nel tempo per forse affermare che gli aborti sono diminuiti (dall’entrata in vigore della legge), piuttosto, risulta essere necessario verificare che il rapporto (numero di aborti)/(bimbi nati) sia effettivamente diminuito nel tempo (fattore natalità).


Il Problema nella sua interezza

Il problema sui nascituri che la Classe Politica deve prepararsi ad affrontare, dovrebbe riguardare le ragioni di una scelta compiuta a monte dalla società italiana: quella di non generare progenie, di negarsi un futuro.
Essa va ben oltre la scelta sul destino del nascituro: la scelta è compiuta molto prima essendo dettata dall’intenzione di non generare alcuna progenie.
Tale scelta è frutto dell’esperienza dei cittadini italiani maturata negli ultimi decenni della nostra democrazia.

Una democrazia è tale quando fa propria la difesa delle fasce piu’ deboli.
La maternità non è stata difesa, le neo-mamme neppure.

La Classe Politica ha brillato per la sua inazione: assenza di misure di supporto significative destinate ai genitori, carenza di strutture sufficienti ed adeguate per accogliere i piu’ piccoli, difficoltà per la donna di vivere la condizione di madre in presenza di un’attività lavorativa, difficoltà per le neomamme ad accedere ad un contratto part-time, crescente insicurezza della persona fisica, mancanza di speranza per il futuro. L’art 5 della medesima Legge già sanciva che il consultorio e la struttura socio-sanitaria avrebbe dovuto “…aiutare a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza…. di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre”. Propositi rimasti privi di concretezza.

A questo si è aggiunta la connotazione negativa associata alla condizione di “genitori”, la cultura dell’io (egocentrismo), i disvalori propinati dalla società dei media (Televisione), l’offuscarsi del valore della vita e quindi delle “nuove vite”, i nascituri.

Agli aborti registrati, quante altre “nascite” non hanno luogo perché i cittadini scelgono di negarsi l’esperienza della maternità o paternità in quanto non ritengano di riuscire a garantire condizioni di vita positive per il nascituro?

Sono questi i temi che la Classe Politica dovrebbe discutere nel caso si cimentasse ad affrontare in modo serio il tema delle “nascite”. L’eventuale revisione della 194 assumerebbe un significato diverso, piu’ consono al tema generale del diritto alla “vita” , ovvero, a quello che sta a monte, quello di garantire a tutti i cittadini di essere liberi di decidere liberamente se generare o meno una nuova “vita”.

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